I primi tuffi del bebè

L’estate è l’occasione per i neogenitori di far conoscere ai loro piccoli l’acqua. Non i pochi centimetri utilizzati per riempire la vaschetta. Ma l’abbondanza, affascinante, ma anche terrificante e spaventosa, dell’acqua di mare, di lago e, perché no, di piscina.
Per i bimbi nati nell’ultimo anno, infatti, arriva con le vacanze estive il momento di sperimentare i primi tuffi, il primo bagnetto, il primo contatto con l’acqua. Quella vera. Innanzitutto, una considerazione generale: difficilmente un bambino molto piccolo avrà paura dell’acqua. Nell’acqua, infatti, ha vissuto per nove mesi e proprio l’acqua rappresenta per lui un elemento noto, che in qualche modo è in grado di gestire. Nessun timore, quindi, a immergere bimbi anche piccolissimi. Limitandovi a rispettare alcuni semplici accorgimenti.
VIA LIBERA AI PRIMI TUFFI
- Non esiste un limite di età per i primi tuffi. Anche bambini di poche settimane, se l’acqua non è troppo fredda, possono essere immersi per qualche minuto nell’acqua di mare o di lago (o in piscina).
- Poiché, come dicevamo sopra, difficilmente i bambini piccoli hanno paura dell’acqua, cercate di non comunicare loro ansie e tensioni vostre. Più riuscirete a essere tranquille e rilassate mentre bagnate il bambino, più il piccino riuscirà a rilassarsi e a trovare giovamento dal bagnetto.
- Per i bambini che hanno già frequentato corsi di acquaticità neonatale in piscina, mare e lago rappresentano l’occasione per mettere in pratica quanto appreso durante l’anno. L’importante è che il tutto venga sempre proposto sotto forma di gioco.
- Durante le prime immersioni e, comunque, sempre finché il bambino non impara a nuotare, lasciate che in acqua si muova liberamente, seguendo il proprio istinto. Sostenetelo, incoraggiatelo, ma non abbiate la pretesa di trasformarlo in un campione di nuoto.
- Dopo il bagnetto, che non dovrà durare più di una decina di minuti, a seconda della temperatura dell’acqua e della temperatura esterna, asciugate immediatamente il bimbo, in particolare le orecchie e cercate di evitare, per quanto possibile, i colpi d’aria.
BRACCIOLI, SALVAGENTE O GIUBOTTO?
Queste indicazioni sono utili, soprattutto, per quei bambini che già hanno frequentato corsi di acquaticità in piscina e i cui genitori già sanno come muoversi e comportarsi con loro in acqua.
Normalmente, durante l’acquaticità neonatale, il bambino è sostenuto semplicemente dai genitori e si muove nell’acqua seguendo le indicazioni dell’istruttore ma in modo assolutamente libero.
Raggiunta una certa autonomia (normalmente dopo il primo anno i bimbi che hanno frequentato corsi di acquaticità sono in grado di effettuare brevi immersioni senza bere), può essere divertente, per il bambino, sperimentare in mare (o al lago) nuove possibilità. Per esempio il galleggiamento.
Cosa utilizzare, quindi?
- Se il bimbo manifesta una buona pedalata, apprezzerà l’utilizzo della ciambella, sempre in presenza di un adulto. All’aumentare del movimento delle gambe del bambino, si potrà effettuare un progressivo sgonfiamento della ciambella per ridurne il sostegno al galleggiamento e favorire il processo di autonomia in acqua che il bimbo sta sperimentando.
- Si propone l’utilizzo del canotto per aiutare i bambini a prendere confidenza con l’acqua. Il canotto può anche essere utilizzato come mezzo di trasporto di uno o più bambini; si può fornire loro oggetti di forme e materiali diversi che stimolino l’esperienza tattile e magari anche quella sonora.
- I braccioli sono da considerarsi indispensabili nel momento in cui il genitore, desideroso di rilassarsi, voglia non correre rischi in prossimità del bordo vasca in piscina. L’attenzione in questi luoghi non è mai esagerata e quindi una protezione in più, specialmente per i più piccoli o i meno esperti, risulta essere indispensabile.
- Si sconsiglia l’utilizzo di ciambelle dotate d’imbragature: oltre che pericolose, non consentono lo sviluppo della pedalata. Anche l’utilizzo di tutine con galleggianti non sono raccomandabili perché falsano il galleggiamento e non permettono al bambino di sperimentare sbilanciamenti e squilibri, che si configurano come molto istruttivi.
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